Nelle ultime settimane abbiamo lavorato su come comporre una buona fotografia; siamo partiti con la teoria del campo, messa a punto nel 1971 da uno docente e studioso di arti grafiche Attilio Marcolli.
Il suo studio si rifà alle teorie della Gestalt, secondo essa la nostra percezione avviene per configurazioni che si sono formate man mano nella nostra mente. Gli stimoli che percepiamo vengono da noi organizzati in base alle configurazioni che possediamo.
La teoria è molto importante per tutti quelli che si occupano di comunicazione visiva, e che vanno alla ricerca di forme forti da usare nella comunicazione persuasiva. La teoria del campo, in estrema semplificazione dice che possiamo considerare come “campo” un insieme di elementi, un territorio, una zona delimitata in cui avvengono certi fenomeni o comportamenti secondo regole o criteri che valgono solo all’interno, del campo ma all’esterno non valgono più. Per semplificare ancora potremmo dire che il campo è un limite entro cui valgono certe regole. Il limite può essere fisico (un recinto) o concettuale (una categoria). Arrivati fino a qui quale ipotesi possiamo avanzare? Le composizioni di punti e di linee ci inducono ad elaborazioni di tipo logico-formale.
Le stesse composizioni di punti e linee sono portatrici di significati e dimostrano la potenzialità espressiva dei segni una volta che vengono organizzati. Questa è la base del linguaggio visivo! Ovvero un insieme di regole consolidate nel tempo e condivise da tutti che sono alla base della composizione di ogni forma di comunicazione visiva (dalla fotografia al cinema, dalla pittura alla grafica, dal fumetto alla televisione)
Foto scattata da me |
Foto prese da Corbis |
Foto scattata da me |
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